Gruppo Corale E Bandistico "Canti D'Italia" Diretto Dal M D Freccia - Fischia Il Vento La Leggenda Del Piave
Artist: Gruppo Corale E Bandistico "Canti D'Italia" Diretto Dal M D Freccia
Album: Fischia Il Vento La Leggenda Del Piave
Album: Fischia Il Vento La Leggenda Del Piave
Table of Contents
Download
Filename: gruppo-corale-e-bandistico-canti-ditalia-diretto-dal-m-d.rar- MP3 size: 8.6 mb
- FLAC size: 99.2 mb
Tracks
Track | Duration | Preview |
---|---|---|
Fischia Il Vento | ||
La Leggenda Del Piave |
Video
LA LEGGENDA DEL PIAVE CON TESTO ORIGINALE
Images
Catalog Numbers
CBN 46033Labels
CorsairListen online
- ascolta in linea
- ouvir online
- lytte på nettet
- online anhören
- online luisteren
- lyssna på nätet
- escuchar en línea
- kuunnella verkossa
- écouter en ligne
Formats
- Vinyl
- 7"
- 45 RPM
Companies
Role | Company |
---|---|
Distributed By | Vedette Records |
Credits
Role | Credit |
---|---|
Conductor | M° D. Freccia |
Barcodes
- Matrix / Runout (Runout area side A): 4987 NP 21-5-66
- Matrix / Runout (Runout area side B): 4986 NP 21-5-66
- Matrix / Runout (Label side A): 4987-NP
- Matrix / Runout (Label side B): 4986-NP
- Rights Society: SEDRIM
About Gruppo Corale E Bandistico "Canti D'Italia" Diretto Dal M D Freccia
Name Vars
- Gruppo Corale E Bandistico \
La ricordo ancora e mi piaceva molto!
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"
E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri
La Neva contemplava
della folla umile e oscura
il pianto silenzioso e la tortura.
La plebe sanguinava
come Cristo sulla Croce
svenata dalla monarchia feroce
che non paga di forche e di Siberia
volle ancor della guerra la miseria...
Ma sorse alfin un Uomo di coraggio
che infranse le catene del servaggio
e sterminò le piovre fino in fondo.
Quell'uomo fu Lenin
liberator del mondo.
La Neva trasportava
verso il Mar, da Pietrogrado,
il motto di Lenin "Chi è ricco è ladro"
ed il motto volando
per i mari e i continenti
destò dal sonno gi schiavi dormenti.
E valicò gli Urali, il Kremlino
e giunse sino a Monaco e Berlino...
Qui sventolando la Bandiera Rossa
"Spartaco" diè il segnal della riscossa.
E cadde. Ma alla notte, sulla Sprea
- qual immenso falò -
la salma risplendea.
La Neva commossa
alla Sprea vaticinava
che non invano "Spartaco" spirava.
La pura salma rossa
ingigantì la tormenta
e... "di denti di draghi fu sementa".
Oh quanto ne fu di fertile il terreno
e non soltanto sulla Sprea e sul Reno!
Ben disse il duce degli Spartachiani:
"Malgrado tutto, sarà mio il domani".
E l'eco ripetè a tutta la Terra:
"Fra oppressi ed oppressor
non pace mai, ma guerra!".
La Neva altri prodigi
non invano prometteva.
L'incendio all'universo si estendeva.
Minaccia il Po, il Tamigi
il Danubio ed altre sponde.
Arrosserà del Tebro le acque bionde.
Spartaco ruggirà dalla sua fossa:
... "Eserciti di schiavi, alla riscossa!".
O sozza tirannia, da troppo langue
la folla prona, cui succhiasti il sangue.
O casta scellerata e maledetta,
è giunto anche per noi
il dì della vendetta!
Là, sulla sacra Neva
sta Lenin che ansioso osserva
se la plebe latina è ancora serva.
Compagni, su mostriamo
ai fratelli bolscevichi
che noi non siamo più gli schiavi antichi!
E le campane pur suonino a festa
per salutar la plebe che s'è desta!
Noi dei tiranni il cuore ed il cervello
frantumeremo a colpi di martello.
Si appressa il giorno del fraterno amore.
Mouor con la tirannia
il regno del terrore!
In tempi difficili come questo mai dimenticare che in passato ci sono stati ostacoli molto più grandi! Onore ai caduti!
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
Tacere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
Il Piave mormorò:
Non passa lo straniero!
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento,
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto,
Poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
Sommesso e triste il mormorio de l'onde:
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
Il Piave mormorò:
Ritorna lo straniero!
E ritornò il nemico;
Per l'orgoglio e per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
Di lassù: voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora...
No!, disse il Piave. No!, dissero i fanti,
Mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
E come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
Il Piave comandò:
Indietro va', straniero!
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
La Pace non trovò
Né oppressi, né stranieri!